Nota scritta a manoR.S.
1) Nota scritta a mano54 bis

MERCATO COMUNE EUROPEO Relazione tenuta dal Dott. Piero Bassetti il alla sede dell'A.R.S.

La mia esposizione non potrà non essere lacunosa per il fatto che sotto il nome di Mercato Comune Europeo va un trattato che io non ho volutamente portato quì stasera, perché penso che non é il caso di soffermarsi su un esame analitico di norme giuruidiche, se pur di diritto internazionale, ma piuttosto di esaminare quali possono essere le ripercussioni di fondo, più importanti, di un avvenimento astorico come é la firma e l'adesione del trattato del M.C.E. da parte dei 6 principali paesi europei. (Italia-Francia-Germania-Belgio-Lussemburgo-Olanda.) Il mercato Comune Europeo é un trattato che si articola in molte clausole e riassume i termini di un accordo raggiunto dopo laboriose fasi di ricerca dai 6, paesi europei e firmarti a Roma nell'.

Precedendti laboriosi dicevo, il trattato per il Mercato Comune Europeo, riassume gli sforzi per la ricerca di una unità europea iniziati immediatamente dopo la guerra da parte di emminenti statisti, un po' di tutte le nazioni, ma in particolare di Italiani e Francesi, tra cui in principal modo Schuman e De Gasperi con la colloborazione di Spaak e passati attraverso varie crisi avvevano portato molta perplessità anche nell'ambito degli europeisti più convinti. Effettivamente ancora nel '55 lae possibilità di riuscire a fare un'Europa in qualche modo unita, sembravano ridotte a un lumicino. E' stato come reazione a questa costatazione della crisi a cui si era aggiunti che, in un convegno a Messina fra i ministri degli Esteri, si reagì psicologicamente alla situazione, adffermando la assoluta necessità di arrivare in qualche modo a una maggiore intesa nell'ambito dei 6 paesi, da ricercarsi anche con formule meno totalitarie e integrali di quelle che si era cercato di battere in precedenza. Il sogno degli statisti che per primi si erano dedicati alla ricerca di un terreno di unità in Europa, era quello di stabilire veramente una sovranità europea, un super stato o una federazione di stati, sul modello degli Stati Uniti d'America o di altre federazioni o di alti stati continentali , quali ad esempio il Brasile, gli Stati Uniti, o l'U.R.S.S. che come voi sapete, é una federazione di stati.

Gli ostacoli sono venuti ovviamente da un fatto che caratterizza l'Europa come nessun altro continente; dai bagagli di tradizione, di storia di culture estremamente differenziate che caratterizzano i paesi europei, malgrado l'Europa sia un continente piccolo e un continente vecchio, carico di storia e di tradizioni é un continente in cui le differenze tra i diversi gruppi nazionali sono estremamente marcati.

D'altra parte queste differenze non solo sono marcate, ma sono anche cristallizzate, perché risalgono a millenni o per lo meno a molti secoli; quindi era abbastanza comprensibile che, difronte ad un complesso di componenti centrifughe, quali erano quelle che esistevano in Europa immediatamente dopo la guerra ed esistono tutt'ora, le forze che contrastavano l'adesione a un piano così ambizioso , fossero risultate prevalenti; é vero che l'eesperienze belliche e le situazioni di politica estera esercitavano una pressione centripedta su questi sei paesi, che era in fondo la pressione che teneva viva la ricerca di una unità, ma é altrettanto vero che, al momento di giungere al superamento di questa situazione per definire accordi, la forza politica necessaria non si riusciva a raggiungerela.

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Nel '55 a Messina, i sei ministri degli esteri decisero di affidare a Spaak, che era stato uno dei più empirici e pragmatistici ricercatori dell'unità europea, il compito di eventualmente ricercare, con l'appoggio di esperti di tutti i paesi, soluzioni anche nuove per vedere di risolvere questo problema.

L'esperienza della CECA, era ald indicare che in fondo, formule meno comprensive, meno integrali di accordi e di unità, avevano portato a risultati positivi, e fu seguendo questo modello che Spaak giunse in un tempo relativamente breve a sottoporre ai sei ministri che gli avevano dato l'incarico, il suo rapporto. Rapporto nel quale era contenuto con piccolissime modifiche, il trattato che poi fu siglato e reatificato dai 6 paesi. (Dimenticavo di dire che uno dei motivi che avevano accentuato la crisi, era stato il fallimento della CED, che noi tutti ricordiamo avvenne ad opera del parlamento francese. Fallimento che aveva mostrato a tutti la necessità di battere strade diverse, più compromissorie, più empiriche). Il rapporto Spaak ebbe successo, raccolse il desiderio dei popoli e dei governi di uscire da questo empaxs nel quale evidentemente continuava a ricadere ormai da 10 anni, con modifiche a volte rilevanti, a volte meno rilevanti, si giunse a una bozza di trattato che fu firmato e accettato dai governi.

Sottoposto ai parlamenti interessati, reattificati eddai governi è questo momento esecutivo, anche se la prima data operativa del trattato sarà il perché la macchina dei provvedimenti operativi connessi al trattato entra in azione solo il .

Questi brevissimamente e sommariamente i precedendti storici e le vicende che hanno portato al trattato del M.C.E.

Lo scopo del trattato é quello di creare le premesse per una fusione, per una comunità europea, attraverso il cammino dell'arccordo economico.

Evidentemente in questo caso é prevalsa la concezione latina che tendeva a trovare delle soluzioni costituzionali legislative e la base di partenza; la soluzione belga, ne risente un po' della mentalità empirica degli anglosassoni cioé, quella mentalità che tiene insielme e lega molti stati etnicamente diversi e con abitudini e costumi diversi e le uniche esperienze storiche che esistono di legame, sono basate sulla presenza di forti legami economici.

Questo non vale per gli Stati Uniti, ma si può dire che vale per gli stati del Commonwealtkh Britannico che effettivamente stanno insieme all'80% per ragioni di comune interesse economico, quindi questa prima scelta fu una scelta empirica, una scelta concreta, ciomunque una scelta che io non esiterei a definire felice perché pratica, Se ci si deve mettere d'accordo per stabilire una rete di interessi economici comuni tra i sei stati così diversi, quale é la strada migliore? Evidentemente la strada migliore non poteva non essere la strada dei commerci, cioé la strada degli scambi e quindi la prima decisione fondamentale, il primo aspetto classico del trattato. Il trattato é in fondo una unione doganale che ricerca i mezzi per ridurre il territorio del MEC, a un territorio caratterizzato da un'unica dogana esterna, dalla essenza di dogane interne e quindi da un tessuto di scambi, di beni di servizi molto articolati e tale da accumoulare il più rapidamente possibile i gruppi sociali etnici e culturali che operano all'interno di questo mondo delimitato dalla cintura doganale esterna e anche in modo da creare e favorire quella specializzazione di compiti e ./. 3) di lavori che, in un certo senso, é premessa per un aumento di benessere e di reddito. Primo aspetto fondamentale del trattato é quindi una unione doganale. Come si arriverà secondo le clausole del trattato a questa unione? Credo che questo é un argomento abbastanza noto, si é già praticamente concordata una tariffa esterna alla quale gli stati membri si adegueranno nel periodo di dodici anni, previsto come periodo transitorio per l'attuazione del trattato. Questa tariffa esterna sarà una tariffa che si riferisce fondamentalmente alla media delle tariffe esistenti, di qcui grossisimi problemi perché ognuno dei sei paesi aveva settori nei quali per esempio era molto protetto e c'erano alcuni paesi i quali negli stessi settori erano molto meno protetti.

Il fare la media aritmetica dei tassi doganali dei sei paesi ed applicarlo per tutto il mercato comune, voleva dire, in certi casi, aumentare le dogane e in certi diminuirle sostanzialmente. Da quì, una grossa discussione e sopratutto una serie di ripercussioni che riprenderemo in seguito, seppur brevemente, che si innestano nei problemi dei contatti con gli altri paesi europei e con l'Ingihilterra che se non é un paese europeo in senso stretto ha molto a che vedere con l'Europa.

Il problema della zona di libero scambio che si dibatte tutt'ora non ha avuto una risoluzione definitiva, poiché mentre si ricerca una tariffa esterna comune é ovvio che rimane da risolvere il problema della abolizione delle barriere doganali che separano uno stato dall'altro.

Ora il problema é più complesso, perché ciascuno dei sei paesi, e in particolare alcuni, tra i quali particolarmehnte l'Italia e la Francia;hanno tutt'ora una tariffa doganale decisamente protezionistica, cioé in Italia quasi tutti i principali generi sono soggetti a dogane all'entrata non trascurabili, lo stesso avviene per la Francia.

Differente il caso del Belgio e dell'Olanda, intermedio quello dell a Germania. Quì la fantasia e il senso politico degli estensori del trattato si é veramente rilvevlato all'altezza della situazione, almeno ci auguriamo, se i risultati comporteranno le previsioni.

Anche quì si é scelta la strada della gradualità, cioé si é partiti alla premessa: perché esistono le dogane? Generalmente esistono come sopravvivenza, ma teoricamente le protezioni si spiegano raramente per ragioni fiscali cioé raramente i dazi hanno motivazionei fiscali, desiderio dello stato di lucrare dei gettiti imponendo dei pagamenti di dazi alla entrata delle merci, ma molto di più per livellare il costo, es. una industria automobilistica poco eficente si protegge dalla concorrenza estera con un dazio prottetivo.

E' evidente che non solo questo avviene quando l'industria é egffettivamente caratterizzata da costi più elevati, ma un tessuto industriale che si sviluppa in un clima, in una serra di protezione;, tende ad adattarsi a questa situazione in modo definitivo cioé, certe ricerche di riduzioni di costi, certi sforzi di soluzionei più o meno razionali vengono caldeggiati in modo tiepido, per la reagione che tanto la dogana rende inutili gli sforzi di questa direzione, quindi é evidente che bisognava tenere conto del fatto che una struttura uindustriale non si modifica in un batter d'occhio, ma bisognava prevedere una certa gradualità d'azione che, da un lato continuamente pungolasse con i suoi piccoli passi successivi interessati ad agire, dall'altro desse però i tempo per rimediare tra una fase e l'altra, agli inconvenienti che l'attuazione della fase precedente indubbiamente poneva. Questo perché se si fosse detto: tra 12 anni si tolgono le dogane probabilmente ci si sarebbe trovati alla fine dell'undicesimo anno in condizioni di non poterle togliere, perché c'é una tale somma di pressioni di di forze, ./. 4) di interessi che agiscono in questi settori che non sempre prevale l'atteggiamento delle persone previdenti e coscienti di quello che ci aspetta, ma prevalgono le inerzie o l'amore del quieto vivere, per cui si arriva al momento della scadenza senza avere fatto nulla di definitivo. Si ha allora: o uno choc violentissimo di tutta una organizzazione industriale con conseguenze sociali e economiche gravissime o niente di fatto;, si dovrà quindi iniziare con gradualità.

Questo si precisa in tre fasi: una prima fase nella quale dopo iun periodo di 12 mesi, si ridurranno i dazi del 10%, in un secondo tempo della prima fase, di durata di 18 mesi, nella quale si ridurranno ancora del 10% e un terzo tempo della prima fase ancora di 18 mesi, avverrà una terza riduzione del 10%, per cui, al termine di questo primo periodo di 3 anni, noi avremo una riduzione dei dazi tra Pese e Paese del 30%.

Non é esattissimo dire questo perché, il trattato é più preciso, in verità é una riduzione media del 10%, in certi casi si ammette che in qual che articolo possa non avvenire, purché non inferiore al 5%, comunque questi sono dettagli di carattere tecnico che immagino possono anche non interessare.

Finita questa prima parte c'é una pausa di un anno dopo di che comincia la seconda fase con tre tempi e la terza con tre tempi. Al termine dei 12 anni ci dovrebbe essere l'eliminazione completa dei dazi doganali.

Questo per quanto riguarda l'attuazione dell'Unione doganale, se non ché l'Europa aveva fatto sfoggio di molta fantasia durante le due guerre nel mostrare al mondo i modi come si possono bloccare i commerci agendo fuori dalle tariffe doganali, tipico esempio: i contingenti, che furono un'invenzione dei francesi nel 930-35, hanno afflitto l'economia europea che ad un certo momento, prima della guerra, era caratterizzata dalla presenza di contingenti.

Il trattato preved'e una serie di fasi per la riduzione e l'abolizione completa dei contingenti, il passo quì é più rapido cioé, all'abolizione totale dei contingenti, si arriva più rapidamente che non all'abolizione totale dei dazi protettivi. Fa eccezzione da questo iltipo di trattamento centrale del trattato, l'agricoltura.

Quì, si é partiti da una premessa che le riconversioni produttive in agricoltura, sono molte più lente, più difficili e più costose della riconversione industriale. L'affermazione é vera perché anche nell'ambito di certe industrie particolarmente capitalizzate e pesanti, si é sempre di fronte a una mentalictà molto dinamivca, Le difficoltà dell'agricoltura dipendono dal fatto che, le evoluzioni nel campo agricolo non possono avvenire se non dai pari passo all'evoluzione degli agricoltori. Ora l'agricoltore, per tradizioni secolari, é una persona piuttosto cauta nel modificare atteggiamenti e piuuttosto lenta ad attuare soluzzioni di questo tipo e quindi per l'agruicoltura ci sono delle clausole prottettive che attenuano e rallentano il passo fino anche a non arrivare a una completa liberalizzazione degli scambi, in quanto é evidente che, ad esempio: una apertura delle importazioni senza contingenti, senza dogane, (esempio delle ns/nostre mele in certe zone della Renania) può veramente doire, sovvertire radicalmente tutta la struttura sociale di una zona, così come se noi dovessimo aprire le porte al grano americano, noi vedremmo, se non la rivoluzione , il caos nelle ns/nostre campagne nel raggio di poco tempo, perché in Italia non si dovrebbe seminare un ettaro di grano e fare i conti in termine di bilancio internazionale e voi capite che per quanto vada dimunuendo l'importanza del grano o dei cereali o anche del foraggio e dell'allevamento zootecnico, é tale da non poter essere risolta in breve; ./. 5)
quindi solo in agricoltura si è andati molto cauti.

Queste le principali azioni di un tipo che sono state giustamente definite del ministro Martino, quando ha illustrato al Parlamento il trattato, come le azioni negative che il trattato contempla, cioè si tratta per gli stati di rinunciare a certi loro previlegi, nonera difficile capire che, di questo passo non si arriva a risolvere i problemi radicalmente perchè, non è soltanto offrendo ai commerci di diversi Paesi che si risce a realizzare l'integrazione economica, anzi ci sono dei particolarei gravissimi, perchè l'esperienza dimostra e ha sovvertito certi suggerimentidell'economia classica, che non è assolutamente vero, che l'attività produttiva tende a distribuirsi nelle zone incui il costo della mano d'opera o altre considerazioni suggerirebbero, che si ripartisse; in realtà tutta l'esperienza degli stati industriali e urbanizzati dimostra che l'attività produttiva tende, se lasciata a se stessa a parità di condizioni, a concentrarsi in poche zone nelle quali si realizzano une serie di situazioni che sarçà difficile analizzare, comunque situazioni che avvantaggiano notevolmente il produttore e che superano di gran lunga i vantaggi di un decentramento.

Del resto voi che vivete in una zona attualmente industrializzata sapete per cognizione più o meno diretta che qualunque stabilimento industriale nostro, vive perchè ha una rete di scambi continui con la attrezzatura industriale, scolastica, sociale, di infrastrutture;, di energie ecc. che lo circondano; es. il pezzio che si spacca viene aggiustato nella fonderia vicina, le comunicazioni rapide; le telefonate; sonno sono tutti elementi che spingono ad addensarsi in zone industrialida tempo produttive.

Cosa sarebbe avvenuto procedendo così molto miopemente? Sarebbe probabilmente avvenuto, che nel raggio di 10 , 12 o 20 anni; moltia parte dell'attività industriale sarebbe concentrata dove? Probabilmente nel nord Europa che ha una struttura industriale più solida della nostra.

Questa è stata la vittoria del : punto di vista italiano che ha avuto un certo credito, del quale dobbiamo serbare una certa riconoscenza e un certo riconoscimento di comprensione agli altrui Stati.

Si è detto:" noi non dobbiamo attuare una situazione economica che realizza si il massimo benessere ma lo realizza ad altissimi costi sociali, perchè la storia dell'emigrazione italiana in America, sta a dimostrare che certe volte la situazione di benessere di un paese o di un gruppo, quale è quella dei nostri emigrati negli Stati Uniti, è cosparsa di lacrime e anche di sangue, nel senso/che;, le vicendedel nostro emigrante col sacchetto sulle spa;lle che se ne andava negli Stati Uniti non sono vicende piacevoli, così come non sono vicende piacevoli quelle dell'emigrante attuale anche lse la situazione è molto diversa.

L'immaginare uno spostamento massiccio di gruppi etnici che dal Sud Italia si spostano nel Nord o addiritura in Francia o in Belgio, non era immaginare una soluzione socialmente efficiente del problema.

Da qui l'eseigenza di vedere i modi attraverso i quali si potesse reagire allo scatenarsi di queste forze economiche e prendere provvedimenti tali da garantire una distribuzione assortita delle attività produttive nei diversi Paesi.

Questo poneva 2 problemi: a) il problema degli strumenti,b) il problema della politica e degli organi capaci di dare una politica che isipireasse l'utilizzo di questi strumenti.

Cominciamo col rivedere gli strumenti. Il trattato contiene una isti-. / .6)tuzione con delle clausole che prevedono la creazione della Banca Europea dell'investimento, che è presieduta da un italiano il Ministro Campilli, ex Presidente della Casasa del Mezzogiorno, ed ha il compito di assicurare la disponibilità di capitali alle zone che avranno per loro esigenze di sviluppo, un maggior bisogno.

Questo perchè, a fianco di un'azione attiva si voleva controllare e regolare gli effetti di una delle clausole e delle conseguenze immediate di quanto abbiamo detto prima cioè, della libertà di movimento che si verrà a creare con l'abolizione delle dogane e del controllo sui cambi, libertà di movimento, di capitali e di lavoro.

Mentre in teoria i capitali dovrebbero muoversi più facilmente del lavoro, per le ragioni sopra citate, con ogni bprobabilità il lavoro sarebbe stato costretto a muoversi più facilmente dei capitali.

Se il problema eè quello di spostare razionalmente certe masse di capitale, questo non può avvenire se non attraverso un organismo di tipo bancario ,: sapete che la funzione della Banca è una funzione che i meridionali rimproverano al sistema bancario italiano, certe ingiustizie che hanno portato a certe situazionni di sotto-sviluppo.

Le Banche normalmente prelevano risparmi dove questei si formano e li investono dove questi vengono richiesti, li prelevano dalla campagna e li investono in città, li prelevano dal Sud e li investono nel Nord; direi che tutto lo sviluppo post risorgimentale italiano è venuto così. Una parte del nostro sviluppo industriale, dobbiamo dirlo per sfattare certi miti antimeridionalisti che si accendono certe volte nel Nord, è stato finanziato con una raccolta di risparmi provenienti dal Sud, dovuto al fatto che la richiesta di capitali si aveva nel Nord e non nel Sud; si trattava quindi di prelevare i fondi dove esistevano ed investirli nelle zone bisognose.

A questa funzione dovrebbe principalmente presiedere la Banca per gli investimenti Europei che è finanziata inizialmente dagli Stati e che in seguito potrà prelevare fondi anche sul mercato dei capitali.

Non è solo questo però il problema da risolvere, vi sono anche altri problemi di natura più politici legislativi, es. Perchè del capitale o del lavoro sia effettivamente trasferibile, occorre che le norme legislative e giuridiche che regolano il lavoro e quindi lo qualificano e regolano il capitale, fosserovanno entro determinati trermini unificati.

Di qui la creazione di un ente il cui scopo principale eè quello di facvorire al massimo un'azione di u-nificazione dei sistemi legislativi tale che, l'operioaio belga possa venire in Italia senza trovarsi nella situazione di una tale disparità di trattamenti accessori per cui, una uguaglianza o quasi. di salario non significa nulla per lui;allo stesso modo per il caso inverso cioè, per non creare una situazione per cui ad un certo momento vantaggi laterali assorbissero o compensassero le eventuali differenze di salario, lo ;stesso per i capitali, p.e. se non esistesse la società per azioni, eè chiaro che nessun tasso di rimunerazione consentirebbe di avere un afflusso sostanziale di capitali, perchè il rischio dell'operatore che opera nelle strutture giuridiche della società in accomandita o società semplice, è enormemente maggiore di quanto non sia nei casi di società per azioni.

Questa è stata un'invenzione che effettivamente ha consentito certe realizzazioni perchè ha enormemente ridotteo il rischio creando una certa prassi, anchle in questo campo, necessità di unificazione.

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Basta pensare un po' per vedere che i problemi di unificazione legislativa si fondono in mille problemi: problremi fiscali, assistenziali esscc...

Da qui un organismo ha il compito di favorire la soluzione di questi problemi.


SECONDA PARTE


Da parte di questi tre organismi è evidente che non si potrebbe sviluppare un'azione sostanziosa se non si prevedesse il cervello che, comune alla comunità, destinato a organizzare i passi di tutti questi organi e associazioni e a coordinare gli atteggiamenti dei governi per far sì che di fatto non solo le questioni previste all'atto della firma del trattato, ma altre questioni che man mano venissero ponendosi, potrebbero essere risolti in loco e al tempo giusto in modo edeguati.

Qui c'era il grande dilemma: o si faceva un organo sovranazionale in grado di imporre agli stati la sua volontà i n qualunque materia o in molte materie, si sarebbe risolto il problema alle radici, ma probabilmente non si sarebbe riuscito a varare questo organo, o si ricercavano delle soluzioni intermedie anche in questo carmpo economico, altrimenti la stessa unione doganale non avrebbe risolto gran che.

Qui la saoluzione escogitata è indubbiamente meno solida, direi forse, più debole.

Ci si è ispirati all'esperienza della C.E.C.A;., perchè si è visto che in fondo nei casi come quelli della C.E.C.A., la limitazione a pochi campi di una fiorma di sovranazionalità non aveva dato luogo ad inconvenienti notevoli; forse molti possono anche ignorarlo, ma il governo italiano attualmente non è libero di regolare le norme che presiedono ai contratti di lavoro deigli operai metallurgici e meccanici in quanto si deve oattenere strettamente ai deliberati dell'Alta Autorità della C.E.C.A.

Nessuno di voi ha mai visto delle campagne anche su giornali più razionali diretti ad indicare la derinuncia ai diritti e all'indipendenza nazionale che ha veduto per una materia di questo genere; sulla base di questo espediente si è pensato di fare un ricorso maggiore anche nel caso della comunità cioè, si è detto: " stabiliamo certe materie nelle quali una possibilità di lesgislazione possa venire attribuita a un organo comune.pPartendo da questa premessa e da questa soluzione si tratterà di vedere come strutturare quest'organo comune.

Anche qui l'esperienza della C.E.C.A. aveva messo a disposizione una possibilità.

La C.E.C.A. aveva iun 'assemblea Europea, si è detto: " modifichiamo leggermente l'assemblea della C.E.C.A. facciamo un'assemblea Europea e facciamo nominare da questa assemblea Europea d'intesa coli governi, una commissione per la comunità econominca europea che sarà l'esecutiva della comunitçà, infatti, il trattato prevede la creazione dell'assemblea che di fatto è già stata nominata e funziona. Dovrà; poi essere nominata direttamente dai cittadini con un sistema elettorale unico che dovrà essere definito dalla prima assemblea per ora niminata diaai parlam-menti e che prevede un'assortimento di forze per cui i tre paesi prinpali hanno rispettivamente: 32/32/32 deputati e gli altri 16 +o 8 per cui si è dosata la composizione in modo che non esista la possibilità di un abbinamento a due in grado di controllare la situoazione e nello stesso tempo non possa esistere un' abbinamento o un accopiamento di ./. 8) tutti i piccoli contro i grandi o di tutti i grandi contro i piccoli.

Il gioco delle forze é piuttosto bene assortitao, per cui esisterà sempre una possibilità di una certa dialettica.

Con questa assemblea si é cominciato a stabilire una serie di dibattiti e discussioni che la comunità porrà.

Si trattava di fare il governo; quì il criterio della nazionalità non ha ceduto, nel senso che, sopra l'assemblea esiste il consiglio della comunità economica europea che é un organo costituito dai 6 ministri degli esteri o loro rappresentanti diretti, quindi il consiglio; che é un po' l'organo esecutivo e d'interpretazione dei deliberati dell'assemlblea, é un organo nettamente a carettere nazionale, però il consiglio d'intesa con l'assemblea nomina la "Commissione" che é l'organo tecnico, uguale all'Alta Autorità della C.E.C.A., cioé un gruppo di persone che possono essere scelte indipendentemente dalla loro nazionalità o nella loro veste di esperti o di tecnici che veramente hanno il compito di legiferare in materia che é stata attribuita alla competenza della Comunità Economica Europea.

L'assemblea può esprimere una censura difronte alla quale la commissione deve dimettersi.

Si può quindi vedere il gioco che si é stabilito fra le tre forze: i popoli dell'assemblea,(quindi all'Europa) i governi del consiglio, la commissione,che sono un po' i tecnici.

La nomnina della commissione é fondamentalmente del consiglio, però la responsabilità della commissione c'é anche verso l'assemblea, a sua volta l'assemblea é composta da una rappresentanza politica simile a quella che esprime i governi e ha moolti elementi in comune con le volontà politiche che si esprimono nell'ambito del consiglio, ossia dei 6 governi, quindi un giochetto abbastanza ben articolato che vedremo se funzionerà, per la C.E.C.A. ha funzionato discretamente.

Rimaneva un problema , malgrado tutto qiuesto, si potevano porre dei grossi problemi di contrasti di interpretazione o di competenza fra governi e commissioni nella materia che é regolata dal trattato, es. su un problema ci poteva essere la questione se questo era di competenza della commissione o del governo o di una nazione.

A questo scopo, anche qui, prelevandola dalla esistente istituzione della C.E.C.A., chie esiste ed é prevista, una corte di giustizia composta da 8 giudici costituzionali che ha il compito di dirimere le vertenze e le questioni che possono sorgere fra la commissione economica o il consiglio o la stessa assemblea e i governi nazionali.

La corte di giustizia fra l'altro funziona: per MEC, per la CECA e funzionaerà per l'ENURATOM che é l'organismo sovranazionale preposto al pool dell'energia, preposto alla soluzione iin comune dei problemi energetici europei.

Questa la strutturazione giuridica e costituzionale della comunità.

Ora si tratta di vedere quali sono gli indirizzi politici che sono contenuti nel trattato e che già in un certo senso dovrebbero condizionare il funzionamento di questi organi.

In linea generale il trattato persegue: la libertà di attività economica, intesa in senso moderno non comuene un fatto di "laissez faire, laissez passer" ma come un fatto di sorveglianza attenta e quindi indica e impone una legislazione antimonopolistica, una lesgislazione anti-dumping, una legislazione antiprotettiva in genere che dovrà rendere effettiva la libertà economica; non solo in termini internazionali cioé, far/si che le industrie italianae non siano avvantaggiate ./. 9) rispetto a quelle tedesche ecc... ma anche impedire il formarsi di cartelli o di monopoli che magari, nati come un'insegna internazionale, di fatto, creassero delle situazioni di blocco per il nascere e lo sviluppoarsi di iniziative libere e autonome.

C'é quindi un grosso sforzo di azione antimonopolistica e anti-cartellistica indicato in parecchi articoli del trattato.

Poi ci sono delle precise indicazioni di legislazioni sociali, cioé si tende ad attuare alcuni principi fondamentali di politica del lavoro e di politica sociale tra cui il primo di tutti: il pieno impiego come fatto affermato e da realizzarsi in tutto l'ambito della comunità europea; in secondo luogo una policetica di assistenza uguale e sufficiente per garantire degli standard sociali minimi; poi questo é molto importante, una politica di formazione, quindi unapolitica scolastica comune, infatti, il trattato prevede o doma,nda la regolamentazione del problema dei diploma, titoli di studio, al fine di rendere effettivamente trasferibile non solo in termini teorici, ma anche di fatto: mano d'opera, dirigenti, quadri, tutti gli aspetti che caratterizzano un mercato comune.

Io ho omesso molte cose, basti dire che il trattato é iun grosso svilupmalloppopo, quindi ci sono parecchie regolamentazioni che sono a volta analitiche e a volte anche di grande importanza sulle quali potremo arrivare in sede di precisazione.

Vorrei aggiungere poche parole su due problemi: 1) sul problema del libero scambio, 2) sul problema delle ripercussioni nell'ambito delle ns/nostre attività e dai riflessi che potrà avere all'interno.

Problema della zona di libero scambio: era evidente che, infatti la realtà ha dimostrato, fino ache del M.C:E. si parlava, agli altri non cmembri la cosa interessava relativamente poco, quando il trattato si é firmato, immediatamente l'Inghilterra e tutti gli altri paesi esclusi si preoccuparono, poiché un blocco come quello europeo che controlla il 22% del commercio internazionale mondiale,il 34/35% della produzione industriale mondiale, un nucleo di popolazione rilevante se non per numero per qualità, rispetto alla situazione mondiale, non é un fenomeno, anche sul piano strategico e politico, di importanza trascurabile.

L'Inghilterra vedeva così interrotta la sua politivca ormai millenaria o più che centenaria di divisione sistematica dell'Europa al fine di non avere dall'Europa minacce gravi.

Ora la situazione politica é cambiata, ma é un vanto che, paesi come l'Inghilterra hanno visto immediatamente il pericolo e l'importanza di questeo fatto nuovo nel campo economico che non avrebbe mancato di tradursi ben presto in un fatto nuovo nel campo strategico internazionale.

Allo stesso modo paesi come la sSvizzera, l'Austria, la Spagna ecc... che non avevano potuto aderire, es. la Svizzera, per ragioni di mentaneutra-lità, al M.C.E., vedevano la possobilità di vedersui difesi e intercettati nei loro commerci normali da questa nuova tariffa esterna comune che soavvertiva completamente il quadro del suo commercio internazionale, tenendo presente che molti paesi come il Belgio e l'Olanda non hanno dogane, o di trovarsi difronte a una industria specializzata e quindi cambiare il piano della concorrenza.

Immediatamente, per uno sforzo sopratutto degli Inglesi, gli inglesi hanno impostato il problema di un allargamento del M.C.E. a un'area più vasta.

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Ho dimenticato prima di dire che nel M.C.E. é previsto l'associazione dei paesi d'oltre mare francesi, es. Algeria.

L'Inghilterra ha posto il problema di vedere tutto il Commonwealtkh integralemente, che é un'area doganale caratterizzata da tariffe preferenziale nettamente vincolate e piuttosto solide, inserito nella comunità europea.

Sono nati una serie di problemi non indifferenti, problemi che i tecnici di commercio internazionale dibattono ormai da un anno, nei quali devo dire che sopratutto per opera del ns/nostro ministro Carli noi abbiamo avuto una funzione di leader per guida notevole, tanto che ancor oggi il piano più concreto per la zona di libero scambio si chiama nelle negoziazioni internazionali il " Piano Carli" ecc...,un problema estremamente difficile da risolvere per l'accertarsi che questo non diventi una scappatoia per fare entrare poi tutto da una parte e nello stesso tempo evitare che i paesi associati all'Inghilterra vedano venire meno le ragioni dei loro legami con l'Inghilterra.

Qiestioni molto difficili che si cercherà di risolvere e che io personalmente ritengo verranno in qualche modo risolte, perché le esigenze finiranno con l'imporsi, ma in questo momento sono in predicato.

Altra reazione che va sottolineata é la reazione degli Stati Uniti che hanno favorito il sorgere di tutte le forme di unità europea, poiché vedono nel potenziamento e nell'aumento del redditto del benessere europeo, intanto uno sgravio di certi compiti di finanziamento che fino a pochi anni fa hanno gravato siulle loro spalle, eventualmengte un aiuto nel portare aiuti nelle altre zone sottosviluppate previste dal piano Truman, ma sopratutto vedono un consolidarsi di una posizione politica e strategica di un'importanza abbastanza evidente nel piano delle alleanze locali. Il mondo imprenditoriale americano é però quello che maggiormente ha capito l'enorme importanza del trattato se, gli americani sono ottimisti per natiura, il trattato andrà alla completa realizzazione, il che io personalmente credo che se non in 12 potrà venire in 15 anni, ma al mercato Comune Europeo io sono convinto che ci arriveremo; comunque essi si sono dati molto da fare tanto é vero che i grossi gruppi americani hanno cercato di trovare il modo di agganciare a questo processo per non rimanere esclusi difronte a certe situazioni industriali che gli americani sono soliti rispettare come per es. qella tedesca e ora anche in quella italiana in certi settori e tradizionalmente anche qyuella francese.

Attraverso questo piccolo aggancio possiamo entrare nelle previsioni di quelle che saranno le ripercussioni economiche interne e ns/nostre.

Che cosa averrà? come ci troveremo noi operatori economici, lavoratori, quadri,consumatori, che cosa ci troveremo difronte per effetto del Mercato Comune? A lungo raggio la risposta é evidente, avremo, poiché questo é sempre avvenuto ed avverrà ancora, un aumento di redditto, un aumento di benessere e notevoli vantaggi, sopratutto noi italiani, poicheé dobbiamo dirlo che indubbiamente, come sempre avviene, da situazioni di questo genere si avvantaggia maggiormente quello che parte meno favorito, a meno che, non riesca a farsi chiudere fuori dal gioco il che, non dovrebbe avvenire stando a quanto previsto dal trattato.

La ns/nostra industria dovrà affrontare certamente dei grossi processi di assestamento, non é detto che certe difficoltà tradizionali come l'alto costo del capitale, la scarsa preparazione professionale e difficoltà di questo genere, potranno sparire del tutto e rapidamente; certo é che le aziende meno efficienti si troveranno difronte a un mercato aperto ./. 11) a una ventata d'aria fresca e saranno esposte al rischio di soccombere, perché se il trattato del M.C.E. deve portare una specializzazione di compiti, supponiamo per esempio la produzione degli orto frutticoli concentrarsi in Italia, questo vorrà dire che in Germania e in Francia molte aziende produttrici di ortofrutticoli dovranno sparire per far posto all'industria italiana.

Quali spariranno? probabilmente le più deboli, questo é facilmente prevedibile,es. l'industria automobilistica o siderurgica tenderà a concentrarsi? quì il problema é facile prevedere che non darà luogo a concentrazioni territoriali dato il tipo di industria, però é certo che tenderanno a prevalereprelevare le industrie più sane e certe situazioni che sopravvivoino nella serra protezionistica che esiste oggi in Italia o in Francia, dovranno far luogo a riconversioni o a situazuioni nuove.

Non dobbiamo illuderci, sotto questo aspetto il M.C.E. comporta per gli imprenditori italiani degli sforzi notevolissimi per assicurare la sopravvivenza.

A quali maggiormente? direi maggiormente a quelli il cui settore produttivo é caratterizzato da tecnologia particolarmente avvanzatoa e da rapporti capitale,-lavoro particolarmente alti; cioé nell'industria pesante e altamente specializzata, in termini di attrezzatura, il problema per gli industriali italiani sarà di difficile soluzione.

Per gli industriali italiani che operano in settori invece caratterizzati de rapporti più vantaggiosi fra capitale e lavoro, la cosa dovrebbe essere viceversa, sotto questo aspetto immagino che si é un po' legato indirettamente alle vilcende dell'industria tessile, dobbiamo dire che ad esempio, questo é una tesi della quale sono particolarmente convinto, che le imprese tessili più efficienti dovrebbero avere buone ragioni di sviluppo e di progresso nell'ambito del Mercato Comune.

Questo perché? per una ragione legata a quello che avverrà nel mercato della mano d'opera.

Questo é l'aspettpo molto rischioso della situazione.

E' vero che i ns/nostri operai non qualificati potranno trovare lavoro all'estero, perché come voi sapete che la domanda di lavoro anche non qualificata, se pure modesta, esiste sempre in un'economia, es. lo spazzino un'esigenza è in un paese in cui, come negli Stati Uniti il gradio di cultura media é la quinta ginnasio, e la paga media é iun certo numero di dollari al giorno, il problema dello spazzino diventa un problema di impossibile soluzione, il che ci auguriamo diventi anche in Europa, però attualmente potrà avvenire quello che é avvenuto negli Stati Uniti aa suo tempo, cioé la mano d'opera non qualificata, nella misura in cui serve, si cercherà di prelevarla in quelle zone in cui esiste e purtroppo questo sarà il problema per una parte della mano d'opera non qualificata italiana. Poi ci sarà il problema dei quadri, cioé il riassestamento di efficienza porrà un aumento della domanda di quadri, quindi su questo piano potremo vedere dei fenomeni che sono difficili da prevedersi, cioé la ns/nostra carenza di quadri, se oggi ha dato luogo a una situazione di compensi bilanciata;, potrà portarci a un afflusso di quadri stranieri nel ns/nostro paese, pero tutto fa pensare e sopratutto nei primi tempi, anche in termini di quadri, noi potremo avere alcuni salassi.

Questi sono i due aspetti negativi, gli aspetti positivi: afflusso di capitale, questo é un aspetto importante, le industrie efficienti avranno la possibilità di accedere al credito internazionale a tassi molyto ./. 12) più vantaggiosi e quindi la possibilità di riconversione ze di sviluppi finanziati con maggior facilità.

Nell'insieme quindi un riassestamento che contiene aspetti pericolosi ma che potrebbe/risolversi anche in un vantaggio per le situazioni che ci spono più vicinoe o più carze, es. mentre si può dire che un'industria automobilistica come la Fiat facilmente resisterà alla ventata, interessante vedere cosa può avvenire di una industria come la Lancia, poiché le lancia sono fuori mercato attualmente, mentre le seicento sono in mercato perfettamente.

Cosa avverrà? questo non é facile prevederlo, ma é certo che potrebbe avvenire una grossa espansione dei gruppi efficienti e qualche assorbimento o sparizione dei gruppi meno efficienti.

Per i ns/nostri gruppi sociali quali sono le direttive agli impegni che nascono da un esame del trattato comune? governo e burocrazia.

Un impegno solido ed effettivo di adeguare tutta la ns/nostra legislazione: fiscale, sociale, del lavoro, giuridica, ai livelli internazionali , in modo da favorire al massimo i processi di riconversione che dovranno avvenire.

Classe dirigenti industriali, un impegno a riattrezzare, a riadeguare le proprie mentalità, a formarsi professionalmente, affronatare il problema della conduzione industriale come un problema moderno e quindi veramente a saper fare il loro mestiere, pena la sparizione personale e degli interessi collegati.

Quadri: la necessità di rappresentare i collaboratori naturali degli impegni che graviteranno siulla classe imprenditoriale.

Maestranze : l'interesse di qualificarsi e la possibilità di un allargamento delle libertà d'azuione, es. per chi vorrà ad ogni costo rimanere in Italia vi sarà un problema di qualificazione, perché chi vuole affrontare l'avventura dell'imigrazione si apriranno molte possibilità di collocamento.

Nell'insieme, malgrado molti sacrifici, é certo che il trattato dovrebbe portare nel raggio di 5-6 o 10 anni a un notevole vantaggio per tutti, cioé a un incremento di reddito individuale, a più progredite forme di organizzazione sovciale, a strutture nazionali e sociali, al pieno impiego molto più vicino all'Inghilterra, alla Svizzera, alla Germania che non alla situazione attuale italiana.

Chiudo con una opinione personale.

Sono convinto che il M.C.E. sarà per tutti noi una grossa grana, nel senso che si dovrà lottare e resistere ai problemi che esso porrà.

Se, come ci lusinghiamo, si riuscirà a resistere a questi problemi, si riuscirà a superare queste prove, evidentemente per tutti noi, e sono convinto che l'Italia in questo momento ha in se la possibilità larga di travolgere qualunque ostacolo e difficoltà perché é un paese dinamico e perchéé vitale, ecc... noi ci dovremmo trovare enormemente facilitati nel ns/nostro cammino verso uno sviluppo economico e quindi una maggior ricchezza, strutture sociali, democratiche, politiche più moderne, fine di certe cristallizzazionei e connesse situazioni economiche di sottossviluppo, una più equa distribuzione di potereppolitico ed economico, un maggior livellamento di condizioni economiche e sociali cioé una situazione di chiaro progresso sociale.

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DIBATTITO

Domanda : Lo stato, con l'avento del M.C.E., finanzierà ancora le grosse industrie che sono continuamente in deficit?

Risposta: Vi sono industrie per le quali lo stato finanzia il deficit e quì si tratta di industrie non efficienti che in un clima di maggiore efficienza generale risulteranno ancor meno efficienti, ad ogni modo in questo caso il governo dovrà decidere, sopratuttio quando diminuirà la pressione sull'occupazione, dovrà decidersi a scegliere fra queste due strade: o riconvertirle e metterle sul piano di efficienza o chieuderle es. industrie cotoniere meridionali.

Domanda : Quali saranno le ripercussioni del M.C.E. sulle ns/nostre industrie?

Risposta: Le ripercussioni del M.C.E. sulle ns/nostre industrie possono essere di carattere molto svariatemolteplici, poiché variano da industria a indiustria.
In linea generale la grande industria riuscirà a sopravvivere al livbero scambio del M.C.E., però é oppuortuno che questa cerchi innanzitutto di adeguarsi e faccia sforzi tali da mettersi alla pari con le ditte concorretnti.
Alcune di queste potranno poi trarre anche dei vantaggi, es. il caso tipico é l'industria edilizia, lea qualie, troverà aperto in più vasto campo di attività - con questo non é detto che non abbia problemi da risolvere.
Un'industria che avrà un problema di riconversione alquanto notevole é l'artigianato, il quale però, da come é avviato in questi ultimi anni, lo troverà, molto probabilmente risolto.
L'industria chimica inoltre, affronterà bene il M.C.E., poiché é piazzata su un ottimo piano tecnologico.
Per quanto riguarda le piccole officine, che é un argomento di maggiore interesse nella zona dell'alto milanese, la situazione é un po' diversa, poiché esse sono legate alle grandi industrie.
Sta innanzi tutto il fatto che, l'Italia stà attraversando ora un periodo di apprensione; é da notare però che un'economia enormemente sviluppata, sviluppa enormemente l'attività della piccola industria, es. Detroit nell'U.S.A., dove la Forrd e altre grosse industrie, non fanno altro che: la progettazione, il montaggio e la distribuzione delle macchine, mentre tutti o quasi tutti gli altri elementi sono dati da fabbricare alle piccole indiustrie.
Di conseguenza, la piccola industria in ce'rti casi diventa anche l'elemento di unificazione.
E' da far rilevare chehe piccola industria non serva mai solo ed esclusivamente una grande industria, poiché il caso di crisi potrebbe, per la piccola, essere Stfatale.
Il problema dell'industria media é alquanto diverso e molto complesso, poiché se lo sforzo può essere paragonato uguale alla grande industria per raggiungere un certo grado di efficienza, é da notare che la grande supererà facilmente questo sforzo, perché ha in serbo delle risorse sufficienti, mentre la media, ben difficilmente potrà mettersi in condizioni di lottare con essa, ./. 14) poiché si troverà in molte situazioni critiche, in quanto dovrà chiedere integrazione di capitale sociale o finanziamento il che, quando é fatto dallo stato, può significare anche "statalizzazione dell'industria".
Con il M.C.E. é opportuno che intervenga attivamente é energicamente anche il governo e il parlamento con ampie e laboriose modifiche alla ns/nostra legislazione ( quella fiscale tutta), poiché in caso contrario, ben difficilmente riusciremo a superare questa situazione.
Dovranno essere aboliti o adeguati agli altri paesi: la legge sull'I.G.E,, che col M.C.E. dovrà sparire, le imposte dirette, gli oneri socuiali a carico delle imprese.

Domanda : Che politica di credito farà la Banca Europea con il ns/nostro meridione in questi 12 anni?

Risposta: La preuoccupazione fondamentale che ancor oggi assilla i dirigenti di politica economica italiana é che: il processo di sviluppo del meridione deve esser"e accelerato al massimo.
Questo si può salvare solo: a:) facendo in fretta (ciò che non si vede), b) avendo un forte finanziamento dalla banca dando un impegno attivo, c) responsabilizzando i ns/nostri imprenditori, poiché un banchiere non può sviluppare economicamente una zona.
In qualsiasi caso,-una soluzione si avrà, ma er ora non é ancora possibile avanzare pronostici, poiché possono per ora essere idee velleitarie.

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